La missione CLEAR sarà tra le prime a ripulire l’orbita terrestre afferrando i detriti con un grande artiglio per poi incenerirli nell’atmosfera

La missione britannica CLEAR rimuoverà due grandi pezzi di spazzatura spaziale dall’orbita terrestre. È il primo tentativo di ripulire l’ambiente spaziale pericolosamente congestionato intorno al nostro pianeta.

“Pensiamo a un’automobile, se si rompe o finisce il carburante, facciamo qualcosa. La ripariamo, facciamo rifornimento e la usiamo di nuovo. Nello spazio non facciamo così. Trattiamo i satelliti come oggetti monouso. Li usiamo una volta. Poi li smantelliamo e li lasciamo lassù a ingombrare lo spazio e a interferire con le future operazioni spaziali. È insostenibile, dobbiamo fare qualcosa di diverso”, spiega a Reuters Rory Holmes, amministratore delegato di ClearSpace UK.

Secondo i dati della Commissione Federale per le Comunicazioni degli Stati Uniti dei 10.000 satelliti installati dal 1957 più della metà non sono più funzionanti.

Tra la spazzatura che fluttua in orbita ci sono anche vettori di lancio usati e altre parti di navicelle, o quel che rimane di esplosioni spaziali. Alcuni Paesi come Russia, Cina, Stati Uniti e India hanno abbattuto i propri satelliti producendo rifiuti.

Questi rottami orbitano intorno alla Terra a grandissime velocità – circa 25.265 km/h nell’orbita terrestre bassa – e potrebbero causare danni significativi a un satellite o a un veicolo spaziale in caso di collisione.

Nel 2019, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha selezionato ClearSpace per guidare la prima missione di rimozione di un oggetto di proprietà dell’ESA dall’orbita, con un lancio previsto per il 2025-26.

La tecnologia di ClearSpace prevede un satellite orientabile con una grande presa ad artiglio, che cattura gli obiettivi e li rilascia in un’orbita più bassa dove verranno inceneriti nell’atmosfera.

ClearSpace è a capo di un consorzio di aziende coinvolte nella progettazione della missione per la rimozione di due oggetti abbandonati e inattivi da oltre 10 anni. Questi oggetti resteranno in orbita per un secolo prima di rientrare naturalmente nell’atmosfera e si trovano in una regione molto congestionata dell’orbita terrestre bassa, al di sopra dei 700 km di altitudine, mettendo in pericolo l’ambiente e la sicurezza spaziale.